Il medico terrà conto dei tempi che saranno necessari alla donna per raccontare la violenza subita, rispetterà i suoi silenzi e le pause.
“Per lei si tratta di un altro momento drammatico. Quello che il medico può fare è seguire il suo racconto e aiutarla, con domande, per giungere a una descrizione la più possibile precisa. La fase della raccolta dei reperti è lunga: è indispensabile spiegare alla donna quello che facciamo e perché viene fatto”.
Maggiorino Barbero, primario di Ostetricia e Ginecologia del Cardinal Massaia.
Se le sarà di aiuto per sentirsi più a suo agio, durante il colloquio con il medico la donna potrà essere affiancata dalla psicologa o da una persona di fiducia: amica, genitore, partner (se ovviamente non autore dell’abuso).
“Oltre che per la raccolta dei reperti, l’infermiera è presente con il medico anche per supportare la donna con piccoli gesti di vicinanza: non siamo lì a giudicare, ma per farle sentire che stiamo dalla sua parte e che la sosteniamo”.
Paola Ferraris, caposala Ostetricia e Ginecologia.
Sostegno viene dato alla donna anche nel momento della denuncia: è possibile rendere testimonianza alle forze dell’ordine direttamente in reparto, senza dover raggiungere successivamente la Caserma dei carabinieri o la Questura.