Libere dalla strada, libere dalla tratta
L’auto si ferma vicino a lei. “Ciao bella, come stai?”. L’approccio è easy.
La donna sul marciapiede sta lavorando, bisogna fare in fretta.
Non è l’auto che ci s’immaginerebbe.
E’ quella dell’Unità di strada del Piam che molte prostitute conoscono già e che le nuove ragazze scoprono per la prima volta. La mediatrice culturale, affiancata dall’autista, si presenta, distribuisce preservativi, spiega alla donna che, se vorrà sottoporsi ai controlli sanitari per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, l’accompagneranno in ospedale. Poi consegna un piccolo pieghevole multilingue, c’è anche il numero di telefono, e dice che tornerà il prossimo venerdì. “Ci vediamo, ciao”.
Passa attraverso parole semplici la lotta alla tratta: il Piam, associazione senza scopo di lucro, la fa da 18 anni. Ogni venerdì la macchina dell’Unità di strada percorre le strade della prostituzione, il pomeriggio le provinciali tra Asti e Alessandria, la notte quelle della città, dove le lucciole nigeriane e dell’Est sono sempre più giovani.
Conquistare la loro fiducia è il primo passo per convincerle a beneficiare dell’assistenza sanitaria e, più avanti, per parlare dell’opportunità di lasciare la strada.
Dalle venti alle trenta donne ogni giorno si offrono ai clienti, in una lunga permanenza sui marciapiedi cittadini o sui cigli delle provinciali e della statali: le albanesi dalle 11 del mattino alle 2 di notte, le nigeriane costrette a turni che arrivano fino a sedici ore al giorno, quelle più giovani le più sfruttate in assoluto.
Vite sempre sottomesse, tante volte messe a rischio. L’elemento scatenante a far decidere di uscire dal racket dovuto quasi sempre a un’aggressione subita (anche stupri e rapine da parte di clienti spesso tossici o ubriachi, in parte stranieri) o una gravidanza. Poi ci sono le giovani convinte a smettere da clienti innamorati o da qualcuno disposto ad ascoltarle e aiutarle.
Nel tempo la metodologia del Piam si è affinata e specializzata sulla prostituzione nigeriana.
A ispirare il Piam le parole di Franco Basaglia, padre della salute mentale senza manicomi: “Ci eravamo incamminati su una strada sconosciuta, lavorando per tentativi, senza modelli, senza certezze. E i progressi dei pazienti ci davano ragione”.
https://www.piamonlus.org/la-tratta