La Stanza delle fragilità

La porta scorrevole si apre e si richiude, il via vai del Pronto Soccorso si allontana e nel silenzio appaiono i colori. Quelli delle poltrone lilla, delle sedie, delle pareti azzurre, del poster con i campi di lavanda fioriti e dei morbidi peluche che aspettano i bambini.
Questa è la stanza che accoglie il dolore delle vittime di violenza, corpi che ne hanno provate tante, anime vulnerabili e troppe volte rassegnate.

 

E’ stato casuale, e per questo ancora più sorprendente, che proprio nella Stanza delle fragilità sia arrivato un quadro con parole dipinte sulla tela, una poesia di Emily Dickinson che comincia così: “Se io potrò impedire ad un cuore di spezzarsi non avrò vissuto invano”.
E’ quello che fanno medici e infermieri del Pronto Soccorso con ogni vittima di violenza: lenire i mali del corpo e cercare di dare forza al cuore, pronunciare parole nette ma rassicuranti: non è normale tutta questa brutalità, si può dire basta. Poi aggiungere che non sarà facile, ma che la donna non sarà lasciata sola. Isolare chi maltratta, perché il vero amore non fa male.

Il medico ci metterà tutta la pazienza che ci vuole nel parlare con la donna, conosce bene la sua ansia, molti altri tormenti sono già passati nella Stanza delle fragilità, persone sospese tra il desiderio di cambiare e l’angoscia di non farcela.

 

Questo spazio, dove la paziente viene medicata e curata, allestito per metterla a suo agio in un momento difficile del suo vissuto, è anche a misura di bambino perché spesso le vittime di violenza portano i figli con sé. C’è un passeggino per i neonati e quando la Stanza delle fragilità è rimasta senza peluche l’appello a donarne altri è stato raccolto. La solidarietà è uno dei mattoni che hanno costruito lo spazio, arredata nel 2017 con l’aiuto della Commissione Pari Opportunità del Comune di Asti e abbellito con la donazione di due tele realizzate dagli studenti dell’Istituto Monti.

La Stanza delle fragilità è anche la storia di chi ce l’ha fatta, di donne che hanno trovato il coraggio o che ce l’hanno sempre avuto. Come Malala Youzafzai, giovane Premio Nobel a cui è dedicata la sala dove le donne sono chiamate a decidere anche per i figli. Una responsabilità che può cambiare il futuro. La poesia di Emily Dickinson dice proprio così: “Se allevierò il dolore di una vita o allevierò una pena non avrò vissuto invano”.