Medicina di genere: la salute per le donne

Quando rischi
e sintomi delle malattie
non sono uguali
a quelli dell’uomo
Quale eredità?!, per gentile concessione dell’autrice Enza Prunotto

Quale eredità?!, per gentile concessione dell’autrice Enza Prunotto

La donna non è la copia dell’uomo. Ci sono differenze nel modo in cui si manifestano le malattie, nei sintomi, nella risposta alle terapie.
Gabriella Tanturri, medico chirurgo, otorinolaringoiatra, consigliera nazionale dell’Associazione Italiana Donne Medico è esperta di medicina di genere (master di secondo livello). Un nuovo approccio alla medicina, per lungo tempo androcentrica che guardava al corpo femminile per i soli aspetti legati alla riproduzione.

Dottoressa, ci sono quindi malattie che incidono più frequentemente nella donna?
Sì. Le donne muoiono più degli uomini per malattie cardiovascolari. Circa il 40% delle donne, contro il 25% che decedono a causa di tumori. Gli uomini invece muoiono in percentuale simile per tumori e malattie cardiovascolari, circa il 33% per ognuna delle due voci.  Prendiamo ad esempio le malattie delle coronarie che portano all’infarto: le donne sono protette rispetto agli uomini, solo fino alla menopausa però, grazie agli estrogeni. Poi il loro rischio aumenta molto e, nel momento in cui vengono colpite (71,2 anni l’età media), lo sono in modo più severo. Per questo motivo diventa molto importante la prevenzione.

Ma i fattori di rischio sono gli stessi?
Ci sono fattori comuni ai due sessi e fattori specifici per le donne. Tra quelli comuni ci sono fumo, diabete, ipertensione.
Anche se capita molto più spesso che si chieda all’uomo se è fumatore, il fumo ad esempio può essere più pericoloso per le donne perché hanno arterie più piccole. Per lo stesso motivo il diabete determina maggior pericolo nel sesso femminile perché danneggia i piccoli vasi e ha una ricaduta negativa sul fronte delle coronaropatie e dell’ictus. Ci sono poi fattori di rischio specifici come la gravidanza, che rappresenta uno “stress test” importante per il cuore. Per arrivare ad una diagnosi corretta diventa fondamentale sapere anche se la donna abbia figli e come siano andate la gravidanza e il parto.

La dottoressa Gabriella Tanturri

Esiste una differenza a livello di sintomi?
Le differenze più eclatanti sono ancora a livello cardiologico. D’altronde la medicina di genere è nata in cardiologia.
Tenendo sempre conto che la medicina non è una scienza esatta, nella donna il dolore può anche non esserci. Si rileva a volte un’astenia molto profonda: in alcuni casi diventa difficile alzare un foglio da terra e al minimo sforzo manca il respiro. Anche il dolore ha delle caratteristiche diverse, le donne avvertono un bruciore intenso, o la sensazione di un colpo di pugnale, riproducibile, che viene e se ne va. Altro aspetto che va poi considerato è il diverso atteggiamento del medico, con tendenza ad una visione più organicistica dei sintomi maschili e più facilmente di tipo “psicologico” per la donna. Dice sono stanca da morire, magari ha una sindrome coronarica ma sia lei che il medico attribuiscono il sintomo a stress e fatica mentale e fisica… L’uomo invece tende di più a lamentare disturbi fisici.
Nel tumore al polmone, invece, spesso il sintomo unico avvertito dalla donna è una tosse secca stizzosa che non risponde alle terapie, mentre per l’uomo può essere più facile sospettarlo perché il tumore polmonare, più spesso localizzato ai grossi bronchi, provoca emoftoe, cioè emissione di sangue con il catarro e la tosse. Questo in genere non succede alle donne dato che il tumore si trova  più “in periferia”. Il polmone femminile, inoltre, è più sensibile agli inquinanti. Si pensi ad esempio all’esposizione al radon, gas radioattivo naturale che si diffonde dal sottosuolo, pericoloso negli ambienti chiusi. O al fumo da biomasse, cioè combustibili organici usati in Asia e altrove per scaldarsi e far da mangiare, altrettanto pericoloso al chiuso… o l’eccesso di inquinamento atmosferico con cui i nostri polmoni combattono tutti i giorni.

Cambia anche la localizzazione?
Abbiamo già parlato del tumore al polmone, che nella donna ha localizzazione più periferica, più vicino alla pleura, nell’uomo più vicino ai grossi bronchi. Anche il tumore al colon può diventare di più difficile individuazione, dato che nelle donne è più frequentemente nella parte inferiore destra dell’addome (colon ascendente) e diventa non evidenziabile con gli screening di routine (sigmoidoscopia), il che può comportare responsi falsamente rassicuranti. Diventano quindi necessari altri metodi di indagine, la ricerca di sangue occulto nelle feci, una colonscopia più approfondita.

Per quanto riguarda la risposta ai farmaci?
La differenza tra generi riguarda anche il diverso “metabolismo” dei farmaci. Entrano in gioco l’età, il peso corporeo ma anche la massa magra maggiore nell’uomo e la massa grassa maggiore nella donna per cui i farmaci lipofili, come gli antibiotici macrolidi e fluorochinolonici (eritromicina e levofloxacina ad esempio), hanno azione più rapida, maggior durata, maggior volume di distribuzione. L’uomo ha poi maggior velocità di svuotamento gastrico e motilità intestinale. Altre differenze sono legate ai citocromi che metabolizzano i farmaci. O ad alcuni alimenti: il succo di pompelmo rallenta fortemente il metabolismo dei farmaci e l’effetto anche solo di un bicchiere da 200 cc può perdurare nella donna 48 ore. Si deve poi considerare che le donne sono le maggiori consumatrici di integratori e rimedi naturali: le furanocumarine presenti nel succo di agrumi, pubblicizzate perché aumentano l’abbronzatura, incrementano ahimè il pericolo fotocancerogeno. Nelle donne c’è inoltre una maggior frequenza di reazioni avverse da farmaci, dato che sono stati studiati quasi solo sugli uomini.

La medicina di genere
e l’Associazione Italiana
Donne Medico

a cura

della DOTTORESSA ELIANA GAI

Tutti i farmaci sono studiati soltanto sull’uomo?
Ci sono due importanti eccezioni, la depressione che per pregiudizio si ritiene appannaggio femminile anche se non corrisponde al vero e l’osteoporosi, malattia dell’apparato scheletrico che ha un picco di incidenza nell’età matura della donna perché diminuiscono gli estrogeni che giocano un ruolo protettivo sull’osso.

La medicina di genere ha bisogno di essere maggiormente conosciuta dalle donne, ma non solo?
Un’inchiesta condotta nel 2017 sui medici torinesi ha dimostrato che di malattie di genere ancora poco si conosce. Oltre la metà degli intervistati ha risposto che la prima causa di morte per le donne è il tumore al seno. In realtà le donne muoiono principalmente di malattie cardiovascolari. Lo dicono i numeri, 40% contro il 25% di morti di cancro. E nello specifico, meno del 4% muore di tumore alla mammella contro quasi il 10% per il solo infarto…
E’ dunque importante che la medicina di genere sia più conosciuta anche da chi indossa il camice bianco: non a caso l’Associazione Italiana Donne Medico incentra grande parte dell’attività sulla formazione in medicina genere-specifica di chi ha scelto la medicina come professione.

 

A cura di Elisa Schiffo

 

(maggio 2022)