Medicina di genere: la salute per le donne

Perché la tiroide
è un problema
soprattutto
per le donne
Quale eredità?!, per gentile concessione dell’autrice Enza Prunotto
Quale eredità?!, per gentile concessione dell’autrice Enza Prunotto
La dottoressa Anna Nelva
La dottoressa Anna Nelva
La dottoressa Enrica Ciccarelli
La dottoressa Enrica Ciccarelli

La patologia della tiroide, ghiandola dalle funzioni importantissime che si trova nella parte anteriore del collo, è molto frequente nella popolazione femminile.
E’ possibile riscontrare, con la sola palpazione, noduli tiroidei nel 5% delle donne e nell’1% degli uomini (parlando di popolazioni che vivono in parti del mondo che non presentano carenza di iodio) ma, con un esame ecografico, si arriva a rilevare noduli nel 19%-68% degli individui selezionati casualmente.
Numeri alti anche per quanto riguarda le alterazioni funzionali: circa il 10% delle donne e il 3% degli uomini presenta una condizione di ipotiroidismo (un deficit di produzione di ormoni tiroidei), mentre l’ipertiroidismo interessa circa il 2% delle donne e lo 0.5% degli uomini.
Anna Nelva è specializzata in Endocrinologia e lavora nella SSD Diabetologia e Endocrinologia dell’Ospedale di Biella. E’ responsabile del Gruppo aziendale interdisciplinare cure (Gic) Tumori della Tiroide, fa parte del Gruppo di studio Tumori e Ghiandole Endocrine della Rete Oncologica Piemontese ed è docente di Endocrinologia del corso di Scienze infermieristiche, sede di Biella. E’ socia dell’Associazione Donne Medico, dell’Associazione Medici Endocrinologi, dell’European Society of Endocrinology e della Società italiana di endocrinologia.

Dottoressa, per le malattie della tiroide è molto forte la differenza di incidenza legata al sesso?
Nell’insieme, le malattie della tiroide colpiscono le donne il 500% in più rispetto agli uomini; il rapporto per le alterazioni funzionali è di 8 a 5 e tende a aumentare con l’invecchiamento. Questo è legato in particolare sia al diverso assetto ormonale che alla maggiore incidenza di patologie autoimmuni anche tiroidee nella donna.

Come ci si accorge che la tiroide non funziona bene?
Anche in questo caso la differenza di genere gioca un ruolo importante. Nell’uomo i sintomi sono spesso più facilmente individuabili: aumento di peso, stanchezza, sonnolenza, instabilità emotiva possono essere segnali di ipotiroidismo, mentre nervosismo, cardiopalmo, sudorazione possono segnalare una condizione di ipertiroidismo. Nella donna, invece, la diagnosi sulla base dei sintomi può essere più complessa per maggiore mancanza di specificità. Facile ad esempio confonderli con quelli della menopausa, la discriminante è comunque sempre l’esame del sangue, cui poi dovranno seguire opportuni approfondimenti.

Come si assume?
A un’alimentazione varia e bilanciata si può unire l’utilizzo di sale iodato, tenendo però presente che l’aggiunta di sale da cucina agli alimenti va sempre limitata per evitare un eccessivo apporto di sodio, quindi lo slogan è “poco sale ma iodato””. Gli alimenti più ricchi di iodio sono pesce, molluschi e crostacei, latte, uova, carne. Se si soffre di ipotiroidismo non è comunque necessario evitare alcuni alimenti, se la dieta è varia. Alcuni vegetali come soia, spinaci, rucola, cavoli contengono dei cosiddetti gozzigeni naturali, sostanze che possono interferire con il metabolismo dello iodio. In realtà gli effetti di questi alimenti sono sostanzialmente irrilevanti, se non diventano la base dell’alimentazione, associata a una condizione di carenza di iodio. Privarsene senza una giustificazione significa anche fare a meno di preziose sostanze “amiche” della nostra salute. E’ importante ricordare che ci sono alcune condizioni che comportano un aumento del fabbisogno di iodio, che quindi non viene coperto a sufficienza nemmeno dall’uso di sale iodato, rendendo opportuna l’assunzione di un integratore a dosi appropriate: questo avviene per esempio in gravidanza, o in caso di funzione intestinale compromessa con malassorbimento. Bisogna però fare anche attenzione, all’apporto eccessivo di iodio, che può essere per esempio legato all’uso di prodotti dimagranti e anticellulite anche solo per applicazione cutanea. Chi soffre di ipertiroidismo deve tenere presente che lo iodio viene assorbito facilmente da cute e mucose: sono quindi da evitare, per la disinfezione delle ferite, i disinfettanti a base di iodio, così come, in caso di irritazioni delle mucose orali, l’uso di collutori che lo contengano. In questi casi vi è controindicazione anche all’uso del sale iodato. Un altro elemento importante per il metabolismo degli ormoni tiroidei è il selenio che svolge una funzione stabilizzatrice e protettiva per la tiroide. In caso di carenza si può assumere l’integratore per bocca, ma solo su prescrizione medica, perchè dosi elevate possono essere tossiche.

La medicina di genere
e l’Associazione Italiana
Donne Medico

a cura

della DOTTORESSA ELIANA GAI
Se si è incinte o si ha un nodulo sospetto

Enrica Ciccarelli è responsabile della Struttura Semplice Endocrinologia dell’ospedale Martini di Torino. E’ specialista in Endocrinologia e Medicina Interna con un dottorato in Scienze Metaboliche. Ha lavorato al St.Bartholomew’s Hospital di Londra e si è occupata di ricerca con oltre 200 pubblicazioni scientifiche. Fa parte del Gruppo Tecnico Regionale sulla Medicina di Genere ed è attualmente alla guida dell’Associazione Donne Medico di Torino Metropolitana.

Dottoressa, la tiroide in gravidanza può dare particolari problemi e va studiata?
L’ipotiroidismo è in genere dovuto a una forma autoimmune, un’infiammazione della ghiandola tiroidea (morbo di Hashimoto) che può interferire con la crescita del feto e lo sviluppo del cervello. La patologia autoimmune è  più frequente nel sesso femminile per motivi genetici: la donna ha due cromosomi x mentre gli uomini uno x e l’altro y,  questo può portare a differenze nel funzionamento del sistema immunitario perché molti dei geni che lo regolano  sono localizzati sul cromosoma x. La mancanza di ormoni può essere compensata con una somministrazione per bocca di farmaci sostitutivi. Sia in gravidanza che in allattamento, inoltre, le donne hanno bisogno di più iodio per assicurare un sufficiente apporto al feto prima e al neonato poi. Più raramente può avvenire un ipertiroidismo (eccesso ormonale) che può indurre alcune malformazioni di sviluppo del feto. L’agenda della gravidanza non prevede un esame del sangue per verificare la funzionalità tiroidea ma è opportuna una valutazione precoce degli ormoni tiroidei.

Ci sono fattori ambientali che influiscono sulla tiroide?
Ci sono inquinanti ambientali che hanno una struttura chimica simile a quella degli estrogeni. Si pensi ad esempio al bisfenolo, composto chimico utilizzato nelle materie plastiche per migliorare la qualità dei materiali. Queste sostanze possono essere assorbite dall’organismo e interferire con le funzioni della tiroide.

Come ci si accorge di avere un tumore alla tiroide?
Il tumore alla tiroide si manifesta con un nodulo nella ghiandola che si può sentire palpando con le dita, alla base del collo, spesso asintomatico. Non tutti i noduli, inoltre, rappresentano forme di tumore maligno, spesso si tratta di forme benigne di crescita ghiandolare come tumori benigni, cisti o emorragie. In caso di sospetto bisogna rivolgersi al medico e eseguire un’ecografia e l’agoaspirazione per rendere evidente il contenuto del nodo. I dati non sono da sottovalutare, il cancro alla tiroide rappresenta il 3-4% di tutti i tumori in entrambi i sessi e colpisce soprattutto le donne tra i 40 e i 60 anni con un’incidenza di 15-18 casi ogni 100 mila contro i 5 casi ogni 100 mila degli uomini.

Esiste una forma di ereditarietà?
L’ereditarietà nei tumori della tiroide è rara. Solo il tumore midollare tiroideo, che si origina dalle cellule della tiroide che producono calcitonina, è spesso familiare. In questo caso diventa importante una diagnosi precoce con indagini genetiche.

 

A cura di Elisa Schiffo

 

(agosto 2022)