Medicina di genere: la salute per le donne

Ossa, muscoli
e articolazioni
raccontano
il corpo femminile
Quale eredità?!, per gentile concessione dell’autrice Enza Prunotto
Quale eredità?!, per gentile concessione dell’autrice Enza Prunotto

Il fabbisogno giornaliero di calcio, indispensabile per ossa, denti, muscoli e sistema cardiovascolare, varia in base all’età e, nelle donne, è più fluttuante rispetto all’uomo.
Incidono le varie fasi ormonali, momenti in cui l’organismo femminile subisce dei grandi cambiamenti, pubertà, allattamento, menopausa, post-menopausa.
Carla Mirabelli, fisiatra in forza all’Asl di Alessandria, piemontese di nascita ma di formazione internazionale (circa 200 le pubblicazioni nelle varie branche di riabilitazione, oltre all’impegno di ricerca universitaria, regionale aziendale, sia per fisioterapia che idrologia) si occupa di recupero e rieducazione funzionale ed è specializzata in idrologia, talassoterapia e medicina termale. Da dieci anni si interessa di medicina di genere in qualità di vicepresidente della sezione locale dell’Associazione Italiana Donne Medico.

La dottoressa Carla Mirabelli
La dottoressa Carla Mirabelli

Dottoressa, partiamo dalle ossa. Quanto calcio ci serve e come si assume?
Gli alimenti che contengono la maggiore quantità di calcio sono latte, yogurt, formaggi, pesce, noci e nocciole, sardine, fagioli bianchi cotti, broccoli, funghi e poi l’acqua minerale. La dose giornaliera raccomandata per entrambi i sessi è di 800-1200 mg dai 6 ai 10 anni, 1200-1500 mg dagli 11 ai 24 anni e in media di circa 1000 mg per gli adulti. Fabbisogno giornaliero che per le donne, nei periodi critici, però, cambia. In gravidanza, ad esempio, sono necessari 1200-1500 mg, così come quando la donna è in post menopausa, senza trattamento ormonale o ha un’età superiore a 65 anni (1200 mg).

La carenza di calcio ha conseguenze diverse in base al sesso?
La carenza di calcio comporta patologie ad insorgenza primaria e secondaria. Una di queste è l’osteoporosi, una malattia silente che può sfociare in fratture con proporzione quattro volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Questo perché le donne hanno un osso sottile e meno denso rispetto all’uomo.  Le avvisaglie sono frattura del polso, colonna vertebrale e collo del femore.  Ad incidere su osteopenia (riduzione della massa ossea più lieve) o osteoporosi sono diversi fattori. C’è il processo di invecchiamento (la donna tra l’altro perde in età più giovane la massa ossea rispetto all’uomo) e poi ci sono i fattori ormonali come il calo di estrogeni, il sottopeso o obesità, la sedentarietà, la scorretta alimentazione, l’assunzione di steroidi, anticoagulanti e antiepilettici, i malassorbimenti e l’ipertiroidismo.

Per quanto riguarda invece i muscoli: cosa cambia tra uomo e donna?
Il muscolo è costituito dal 75% di acqua, 20% di proteine (miosina ed actina), grassi neutri, sali minerali, enzimi e pigmenti.
Le differenze tra uomo e donna si rilevano già in giovane età, nel periodo prepubere per le donne (intorno ai 10 anni) e dopo i 12 anni nell’uomo, momento in cui viene determinato il modellamento corporeo con sviluppo dei caratteri sessuali secondari. La forza muscolare delle donne è il 75% di quella dell’uomo. Rispetto agli uomini, inoltre, la superficie trasversale delle fibre muscolari è notevolmente minore. Cambia anche la distribuzione di massa magra e grassa, che nelle donne è maggiore. Differenze qualitative che si ripercuotono a livello strutturale e sulla capacità funzionale e di lavoro (20% rispetto all’uomo). In quest’ultimo influisce anche la maggior produzione di testosterone, un importante fattore anabolico (aumenta la massa muscolare). Ci sono inoltre differenze “distrettuali”: l’uomo ha maggior potenza muscolare nelle gambe, le donne hanno miglior coordinazione e controllo neuromuscolare.

Che tipo di attività consiglia alle donne per prevenire i problemi a muscoli, ossa e articolazioni?
E’ importante camminare con regolarità e costanza, quotidianamente, con progressivo e lento aumento del carico e fare esercizio fisico senza sforzo. Si possono utilizzare cyclette, city bike oppure è consigliata la ginnastica in acqua, ad esempio l’aquagym.

Differenze anatomiche che devono essere considerate anche nello sport?
Queste differenze sono importanti per allenamento, approccio all’esercizio fisico e rieducazione. Solo rispettando le caratteristiche antropometriche di peso e muscolari della persona si può lavorare in modo corretto. Per le donne si dovrebbe cominciare a lavorare dall’infanzia per preparare le professioniste del futuro di basket, pallavolo, pallanuoto, calcio femminile che, in questo momento, raggiunge traguardi mondiali da record. Nelle atlete si riscontrano durante il percorso agonistico o amatoriale un grande numero di lesioni anatomo-funzionali e difficoltà più lunghe di ritorno in campo rispetto ai colleghi maschi con frequenti recidive di infortuni. Questo è dovuto alla larghezza del bacino che favorisce il valgismo del ginocchio. Nelle donne, inoltre, si rileva un deficit di forza degli arti superiori e si rende necessario nell’allenamento l’utilizzo dei manubri rosa. Una prospettiva al femminile comunque ancora poco esplorata che andrebbe approfondita a livello di laboratorio e ricerca.
Da tenere anche presente che gli uomini sono più forti nell’allenarsi mentre le donne sono più resistenti, meno stancabili, si riprendono rapidamente per capacità di concentrazione e motivazione. Hanno anche maggior resistenza e tolleranza al dolore.
Anche le esigenze alimentari sono diverse, nella fase follicolare (prima fase del ciclo ovarico) si possono fare esercizi intensi abbinati all’uso di carboidrati utili per l’esercizio anaerobico, nella fase luteale (14 giorni prima dell’inizio del ciclo), invece, ci si affida più ai grassi utili al lavoro aerobico. Nell’ ovulazione si ha un rischio elevato di lesioni quindi occorrono esercizi specifici per la prevenzione delle lesioni.

La medicina di genere
e l’Associazione Italiana
Donne Medico

a cura

della DOTTORESSA ELIANA GAI

Per quanto riguarda invece le patologie?
Ci sono malattie autoimmuni e in particolare artroreumatiche che hanno maggior incidenza femminile (con rapporto di 3 a 1 rispetto all’uomo). Tra le malattie reumatiche e femminili per eccellenza c’è la sindrome fibromialgica che è caratterizzata da una mappa di dolori ad alta incidenza femminile che sono cervicalgia, dolore pelvico, dolore mandibolare.  Da non trascurare l’aspetto del dolore che è tipicamente femminile: nella donna, infatti, la percezione e la durata sono diverse e per la remissione occorre somministrare un dosaggio maggiore di farmaci, una scoperta recente perché prima gli studi erano fatti solo sull’uomo. Altro fattore importante è l’insonnia che può portare alla perdita della socialità, si consigliano in questi casi la partecipazione ai gruppi di mutuo aiuto e le tecniche di rilassamento.
Per tutte le malattie reumatiche le cause sono comunque da ricercare nella genetica, nell’aspetto ormonale, nella differente risposta alla terapia e nella costanza nell’assunzione.  Le donne con una malattia reumatica (artrosi, artrite reumatoide, sindromi associate, connettiviti) presentano una diminuzione di forza e contrattilità muscolare, un aumento di infiammazione, un accrescimento della fatica e una diminuzione motivazionale al lavoro. Tra le terapie indicate, all’esercizio fisico lento (progressivo graduale localizzato e poi generalizzato a basso carico di lavoro) e ai farmaci per il controllo di dolore, insonnia, umore, si può unire, in fase non acuta, l’idroterapia in acqua ed ancor meglio in quella termale o di mare, a temperatura non fredda che ha un’azione lenitiva su ossa, muscoli e articolazioni e favorisce il rilassamento e il sonno.

 

A cura di Elisa Schiffo

 

(luglio 2022)