Medicina di genere: la salute per le donne

I comportamenti
alimentari
delle donne:
come agire
correttamente
Quale eredità?!, per gentile concessione dell’autrice Enza Prunotto
Quale eredità?!, per gentile concessione dell’autrice Enza Prunotto

Il cibo è stato considerato nutrimento e terapia in tutte le tradizioni mediche antiche: decotti, zuppe, infusi in ogni cultura, da quella persiana a quella cinese, sono stati anche farmaci, spesso gli unici a disposizione.
Oggi si sperimenta un versante antitetico del cibo, come possibile causa di malattia, tanto che dobbiamo essere rieducati a saper mangiare per proteggere la nostra salute o a ristabilirla e difenderla. I campi di applicazione della nutrizione clinica sono trasversali, riguardano gli individui nella loro accezione di collettività, di socialità e di singoli e gli sforzi di utilizzare terapie “sartoriali” si stanno orientando anche in ambito dietologico verso una “nutrizione personalizzata”.
Stefania Lingua, dietologa, è specialista ambulatoriale all’Asl di Alessandria, referente per la nutrizione clinica del paziente oncologico. Agopuntrice diplomata nel 2016 alla scuola So Wen di Milano, ha partecipato a Congressi nazionali ed internazionali di ambito specialistico, tiene seminari e corsi per istituzioni scientifiche e associazioni di settore. Fa parte dell’Associazione nazionale specialisti in scienza dell’alimentazione, del Sistema informativo ospedaliero e dell’Associazione Italiana Donne Medico.

Dottoressa, cosa sono e come cambiano i fabbisogni nutrizionali di uomini e donne?
I fabbisogni nutrizionali sono ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra alimentazione quotidiana per stare bene, non mancare di nulla e non avere nulla in eccesso.
Le calorie giornaliere necessarie dipendono da molteplici fattori: dall’età, dal sesso, dalla composizione corporea, dal dispendio energetico quotidiano e da varie circostanze metaboliche e ambientali.

La dottoressa Stefania Lingua
La dottoressa Stefania Lingua

Il fabbisogno energetico giornaliero coincide con il dispendio energetico totale dato dalla somma del metabolismo basale (quantità di energia richiesta nelle 24 ore a completo riposo) e del dispendio energetico da attività fisica. In generale è più elevato nei maschi perché il metabolismo basale è correlato con la composizione corporea, in particolare con la massa magra alipidica. Le donne hanno invece minore massa muscolare e maggiore massa grassa con necessità energetiche decisamente minori.
Diversa è anche la distribuzione del grasso corporeo: le donne, durante la vita fertile, lo accumulano in regione sottocutanea nella parte inferiore del corpo (fianchi, glutei e cosce), gli uomini invece “ammassano” soprattutto grasso viscerale, localizzato cioè a livello dell’addome. Il grasso viscerale si correla a un rischio aumentato di numerose patologie, cardiovascolari, diabete di tipo 2, ipertensione e diversi tipi di tumori. Possiamo concludere quindi che le donne consumano meno energia, anche se in alcune fasi o condizioni della loro vita, come la gravidanza e l’allattamento, i fabbisogni aumentano. Con la menopausa anche in loro la distribuzione del grasso tende ad un accumulo più localizzato a livello dell’addome, con aumento del grasso viscerale e un profilo metabolico simile a quello dei maschi.

Come variano gli apporti di nutrienti?
Le necessità metaboliche, e di conseguenza le raccomandazioni per quasi tutti i nutrienti, sono stimati in base al peso corporeo e cambiano da individuo a individuo. La quantità di carboidrati giornaliera deve variare fra il 45 e il 60% dell’assunzione energetica totale; nella donna dopo la menopausa, per evitare l’instaurarsi di infiammazione cronica, si raccomanda un apporto di zuccheri semplici inferiore al 15% delle calorie totali. Da 12 a 17 g /1000 Kcal di fibra solubile e insolubile dovrebbero essere assunti regolarmente e adeguatamente idratati.
Numerosi studi hanno riportato una maggiore tendenza a turbe dell’alvo e alla sindrome del colon irritabile nel sesso femminile (mentre nell’uomo è maggiore la ricorrenza di malattie infiammatorie intestinali), forse legata a fattori di ciclicità ormonali, per cui l’apporto di acqua e fibre deve essere particolarmente incentivati.
Gli apporti proteici vengono calcolati sulla base del peso corporeo (nell’adulto vanno da 0,7 a 1 g di proteine/kg) e vanno modulati in base all’attività fisica o a particolari condizioni cliniche. Un’assunzione proteica ragionata deve essere suggerita con l’avanzare dell’età per contrastare la naturale tendenza all’osteosarcopenia, deficit di massa ossea e muscolare e di forza. Questa condizione colpisce più severamente le donne per la carenza di estrogeni dopo la menopausa.

La medicina di genere
e l’Associazione Italiana
Donne Medico

a cura

della DOTTORESSA ELIANA GAI

L’apporto giornaliero dei lipidi (grassi) viene invece calcolato sulla base del dispendio energetico giornaliero, una volta stabilito l’apporto proteico e di carboidrati. Una dieta fisiologica isocalorica contempla un’assunzione di grassi fra il 25 e il 35% delle calorie giornaliere totali. La dieta mediterranea, patrimonio culturale dell’umanità, contempla il consumo giornaliero di olio extra vergine di oliva, vero farmaco “anti-aging”, antitumorale e antinfiammatorio. Maschi e femmine utilizzano i grassi in modo diverso, e anche questa diversità è legata al differente quadro ormonale: gli uomini li usano più facilmente per produrre energia; le donne in età fertile sono programmate ad accumularli per riprodursi ed allattare.

Anche minerali e vitamine hanno indicazioni specifiche per genere?
I livelli di assunzione raccomandata non forniscono indicazioni differenziate, eccezion fatta per gravidanza e allattamento. La pratica clinica mostra, però, che ci sono momenti nella vita della donna in cui è necessario integrare gli apporti in modo individualizzato. Considerata la ciclica perdita mestruale, nelle donne l’apporto di ferro deve essere rivalutato di volta in volta con controlli periodici: si stima che almeno un 25% delle giovani donne italiane accusi una condizione da carenza. Altro fabbisogno che presenta alcune differenze è quello di acido folico: le raccomandazioni in entrambi i sessi prevedono lo stesso livello di assunzione che raddoppia nella donna in gravidanza e subito prima.
Dopo i 50 anni, inoltre, la demineralizzazione ossea colpisce maggiormente le femmine rispetto ai maschi, quindi la donna non più protetta dagli effetti degli ormoni deve ricevere un apporto di calcio, vitamina D e aminoacidi essenziali maggiore rispetto all’uomo della stessa età. Nelle donne si osservano con maggiore frequenza disturbi tiroidei, spesso ad etiologia autoimmune, per cui anche il profilo tiroideo va tenuto sotto controllo, in particolare in gravidanza.
In Italia viene raccomandato l’uso di sale iodato sia per i maschi che per le femmine. Un non nutriente molto importante per la frequenza e la diffusione di consumo è poi l’alcol. Ricordiamoci che va assunto con moderazione, e non quotidianamente; e ricordiamoci che maschi e femmine lo metabolizzano in modo diverso. Le donne presentano in genere una minore espressione enzimatica necessaria alla sua eliminazione, riportando maggiori e più duraturi effetti tossici (epatici e neurologici).

Nella delicata fase della gravidanza e dell’allattamento il fabbisogno cresce?
Sdoganato da decenni il dogma del “devi mangiare per due”, alla gestante si chiede uno scrupoloso controllo del peso corporeo per evitare gravi complicanze per lei e per il nascituro. Apporti calorici calcolati quindi, differenziati per trimestre e in base al peso pregravidico. In generale, nelle donne che iniziano la gravidanza in buona forma fisica, normopeso, si mantiene un apporto di carboidrati di circa 55-60% dell’assunzione calorica giornaliera. L’integrazione calorica è necessaria dal secondo trimestre e non supera le 300-350 kcal al giorno e arriva fino a circa 450 kcal nel terzo trimestre (da tutti i gruppi di macronutrienti).
Anche in assenza di alterato metabolismo glucidico, in gravidanza è bene ridurre al minimo l’assunzione di dolciumi e zucchero. I fabbisogni aggiuntivi di proteine oscillano da 1,1 g a 1,6 g di proteine per kg di peso corporeo. L’apporto di lipidi viene sempre considerato in percentuale relativa alla energia totale assunta e non deve superare il 40%, con corretto apporto proporzionale di colesterolo, acidi grassi saturi, mono e polinsaturi. In gravidanza vanno aumentati gli apporti di calcio di circa 200 mg al giorno, mentre non sono raccomandate integrazioni durante l’allattamento. Tutto ciò stride se si pensa che la maggior parte dell’apporto necessario alla sintesi del latte proviene dalla mobilizzazione del calcio presente nell’apparato scheletrico della madre la cui densità ossea può ridursi fino al 10%, salvo poi normalizzarsi in seguito allo svezzamento.
Il fabbisogno di alcuni minerali e vitamine è maggiore in gravidanza, per aumentato utilizzo nei tessuti di neosintesi. E’ questo il caso di zinco, selenio, rame, iodio, ferro, cromo, vitamina A, vitamina C, Vitamina B12, B6, tiamina (B1), riboflavina (B2), niacina (B3), folati, biotina. Un buono stato nutrizionale pregravidico e una dieta ricca, varia e equilibrata sono il punto di partenza ottimale, tuttavia si ricorre quasi costantemente ad integrazione con formulazioni multiminerali-vitaminiche. In gravidanza, con variazioni individuali, sono necessari incrementi dell’apporto idrico e limitazioni nell’assunzione del sodio in caso di valori pressori elevati.
Il consumo di frutta e verdura di stagione deve essere incentivato, avendo cura di lavare scrupolosamente gli ortaggi e la frutta crudi per proteggersi da infezioni (toxoplasmosi). Anche pesce, uova e carni crude sono da evitare in questo periodo. E’ da scoraggiare il consumo di alcol.

Dopo i 50 anni, un periodo di fragilità tutta al femminile?
La menopausa tecnicamente è l’ultima mestruazione. I cambiamenti di questa fase della vita sono davvero tanti, riguardano la persona nella sua interezza, coinvolgono la sfera fisica, psichica, professionale e relazionale. Inizia per le donne un’epoca metabolica di rallentamento, di risparmio energetico; si tende ad accumulare grasso in eccesso e anche la distribuzione del grasso cambia, distribuendosi a livello della vita (grasso viscerale). Per tale ragione è fondamentale monitorare l’apporto calorico, evitando eccessi energetici e glucidici, limitare il consumo di alcol, incrementare gli apporti di fibra, di verdura di stagione, limitare il consumo di grassi saturi e incrementare la frequenza di consumo di pesce.
Un adeguato apporto proteico, leggermente maggiore rispetto all’età adulta, può rendersi necessario per scongiurare la comparsa di sarcopenia, deficit di massa e di forza muscolare legato all’età e all’inattività. Maschi e femmine dovrebbero assumere almeno 1-1,2 g di proteine nobili (contenute principalmente negli alimenti di origine animale come uova, latte e derivati, pesce, carne) per chilo di peso corporeo e alcuni autori caldeggiano l’integrazione con aminoacidi essenziali per favorire la sintesi di proteine muscolari. Nella donna si raccomanda di incrementare il consumo di calcio (1200 mg al giorno) per favorire la rimineralizzazione dell’osso, non più protetto dagli estrogeni.
La vecchiaia va preparata, e questo vale per entrambi i sessi. Bisogna evitare le situazioni di esposizione al rischio che siamo in grado di pilotare, come il fumo, l’abuso alcolico, gli eccessi dietetici, la sedentarietà, l’eccessiva esposizione allo stress e incentivare un’adeguata attività fisica, una dieta varia ed equilibrata per apporti energetici e di nutrienti, un’adeguata idratazione e un buon ritmo sonno veglia.

 

A cura di Elisa Schiffo

 

(novembre 2022)