Ho creduto a quello che mi hanno detto, che avrei fatto la baby sitter in Italia: a Prato, in una famiglia di nigeriani, miei connazionali. Pensavo a un paese buono che avrebbe cambiato la mia vita.
Sono arrivata con altre venti ragazze a Milano Centrale. Ci hanno portate in un centro, una specie di albergo, in periferia. Io dicevo: “Devo andare a Prato”, ma non partivo mai. Non mi davano i documenti, ero costretta a stare lì.
Dopo un anno sono scappata. Dalla stazione ho telefonato a Prato, a quella famiglia che pensavo mi aspettasse. Ha risposto la signora, che sarebbe diventata la mia maman: “Cerca un treno e sali. Quando arriverai, troverai un signore ad aspettarti”. L’uomo mi ha portata da lei, che mi ha accolta così: “Hai proprio la testa dura, dovevi arrivare un anno fa e non lo hai fatto. Adesso sei a casa mia e faccio quello che voglio di te”. Io a spiegare che non era colpa mia. Non avevo ancora capito.
Per costringermi a prostituirmi hanno minacciato mio fratello in Nigeria e me lo hanno fatto sapere: ero nelle loro mani. Ho cominciato. Sempre controllata, a casa come nel percorso a piedi fino al marciapiede.
Un giorno mi hanno portata a fare la spesa con loro e sono riuscita a scappare. Non avevo niente con me, niente soldi, niente telefono. Per strada ho chiesto aiuto a un signore che mi ha comprato il biglietto per il treno. Sono tornata a Milano, al centro dove ero arrivata un anno prima. Riprendermi no, non potevano, però mi hanno restituito la valigia. Alcune mie amiche ci hanno messo dentro un po’ di soldi.
Sono andata a nascondermi a Voghera, avevo paura, ma la padrona di casa della mia amica ha detto che non voleva che stessi lì. Di nuovo a Milano, dove ho conosciuto i volontari di un’associazione che mi hanno spiegato che avrei potuto trovare protezione ad Asti: ma prima avrei dovuto dire quello che mi era successo. Ho raccontato. Tutto.
Di quel mese sul marciapiede di Prato ricordo il freddo, un freddo tremendo. Il mio futuro, non so. Per ora imparo l’italiano. Vorrei trovare un lavoro. Ho 22 anni. L’idea della baby sitter mi piace sempre.