Mi hanno dato dei vestiti sexi

Vent’anni, ed ero orfana. Sola.
Avevo sentito di ragazze finite in Italia a fare le prostitute.
A Piacenza c’era una signora nigeriana che mi aspettava: avrebbe potuto trovarmi un lavoro in un supermercato come commessa. Al telefono le ho detto subito: “Ho sentito che in Italia mettono le ragazze sulla strada…”. Mi ha tranquillizzata: “Ma no, devi stare sicura, non è mica quello che succederà a te”. Nessuno dei miei parenti avrebbe sentito la mia mancanza. Mi sono preparata per il viaggio.
Arrivata a Piacenza, mi hanno dato dei vestiti sexi. Li ho guardati sorpresa. Non era un abbigliamento da commessa: “Ma non è quello che avevamo concordato”.
“Adesso scelgo io quello che devi fare” ha detto la maman. Il suo tono era molto diverso.
“Io voglio tornare giù, nel mio paese”.
“Se vuoi essere libera, prima devi pagarmi le spese del viaggio”.
Una cifra enorme. Non avevo un soldo.
Il primo giorno sulla strada ho pianto. C’era una prostituta con me, per insegnarmi.
Ero terrorizzata perché mi avevano fatto il rito woodoo: avevano messo in un sacchetto, con le polveri magiche, un po’ dei miei peli pubici e delle ascelle, una ciocca di capelli, un pezzo delle mutandine, cose così. Se fossi scappata avrei avuto una maledizione: così avevano detto.
Il primo giorno pensavo a quello, che non sarei potuta fuggire.
Mi hanno detto subito che mi avrebbero picchiata se non fossi tornata a casa con i soldi. Sette mesi sul marciapiede con la paura addosso. Senza potermi confidare con i clienti perché non parlavo italiano.
La volta che mi hanno picchiata sono scappata. Mi sono nascosta in stazione e ho dormito lì.
Avevo il numero di telefono di una ragazza che stava a Torino, l’ho cercata.
A Torino sono andata in Questura e ho detto tutto. Li ho scongiurati: “Aiutatemi, vi prego”. Mi hanno portata al Piam di Asti. Adesso sto bene, mi sento al sicuro.