Io ce l’ho fatta da sola

Io ce l’ho fatta da sola, senza bisogno degli altri.
Sono stata violentata dopo una festa con un po’ di droga e tanto alcol. Non ero ancora maggiorenne.
I miei sono stati le prime persone a cui l’ho raccontato. Ho fatto anche il nome del ragazzo. Papà mi ha abbracciata ed è stato di poche parole: “Vuoi mica fare denuncia? Così tutti saprebbero. Tua madre morirebbe di crepacuore”.
Troppa responsabilità per una ragazzina sotto ricatto.
Sono cresciuta con la rabbia dentro, i miei non li ho mai perdonati. Ho anche pensato che, appena presa la patente, avrei aspettato sotto casa il ragazzo per investirlo. Sono stati anni pesanti.
Ciò che mi ha salvata è stato venire casualmente in contatto con una volontaria, un po’ più grande di me, di un’associazione che si occupa dei malati. Parlando di sé, a un certo punto ha detto: “Anziché perdere tempo con la rabbia verso qualcuno, io ho deciso di indirizzare la mia energia a favore degli altri”.
Se non potevo dimenticare ciò che mi era stato fatto, potevo almeno cercare di alleviare la sofferenza di qualcun altro.
Mi sono iscritta alla scuola degli infermieri e non avrei potuto fare scelta più giusta. Partecipo anche a un gruppo di donne che, in modo non organizzato, dà una mano alle persone in difficoltà.
Aiutando gli altri ho aiutato me stessa.
Molti pazienti mi stringono le mani e dicono che sono una persona speciale.