Gli uomini ci sceglievano

A Bari stavo in una casa con altre cinque ragazze. Gli uomini che entravano ci sceglievano. Al mattino e alla sera. Il pomeriggio ci lasciavano riposare. Due anni fa avevo 17 anni.
Ho fatto il viaggio sul barcone e dalla Sicilia sono arrivata a Milano. In Nigeria ero apprendista sarta in un grande villaggio. Una signora mi ha raccontato che in Italia avrei potuto fare lo stesso lavoro imparando molto di più. Non avevo mai sentito cosa succedesse qui.
Suo fratello è venuto a prendermi a Milano e mi ha portata a Bari. Era già tutto preparato. Quando ho saputo che avrei dovuto fare la prostituta l’ho scongiurato di farmi tornare al mio paese. Ero disperata. Non ricordo un solo giorno di quegli otto mesi in cui non abbia pianto. Non trovavo soluzioni. Ero confusa.
Un giorno sono riuscita a telefonare alla mia famiglia, mi hanno detto che mio fratello era a Lucca. Mi sono messa in contatto con lui. Ha detto che non poteva venire a prendermi, non aveva soldi né documenti. Però sentirlo mi ha dato la forza.
Dopo il turno del mattino ho detto alle ragazze: “Vado a fare un giro, qui vicino, torno tra un po’”. Per non insospettire nessuno non ho preso nulla, solo un po’ di soldi, il numero di mio fratello e il telefono senza la sim. Mi sono incamminata come se niente fosse. Ho preso il treno e raggiunto mio fratello a Lucca. La prima cosa che mi ha detto: “Vai in Questura a raccontare tutto”.
Ora che sono libera non ho più paura.
Tutto quello che mi è successo non voglio dimenticarlo, lo tengo dentro di me per poterlo raccontare ad altre ragazze. Ancora adesso non so come ho fatto a sopportare tutto questo.